|
||||||||||||||||||||||
Martedì 11 novembre 2003 - Cinema Ideal, 20.30 Proiezione speciale del CCB, nellambito della rassegna In difesa della terra Visioni di uno sviluppo diverso, del film
MAIS IM BUNDESHUUS LE GÉNIE HELVÉTIQUE di Jean-Stéphane Bron, CH 2003 Sceneggiatura e regia: Jean-Stéphane Bron; fotografia: Eric Stitzel; montaggio: Karine Sudan; suono: Luc Yersin; musica: Christian Garcia, VELMA; produzione: Robert Boner, Ciné Manufacture SA, Lausanne / SRG SSR idée suisse. Il film Il 14 ottobre 2001 si riunisce per la prima volta una commissione di 25 parlamentari svizzeri per elaborare la legge GEN-LEX sullingegneria genetica. Per un anno intero, Jean-Stéphane Bron aspetterà pazientemente davanti alla porta della sala dove si tengono i dibattiti preparatori per penetrare con la sua telecamera nel cuore del potere elvetico. Seguendo con tenacia cinque di questi parlamentari, un Verde, un UDC, un Radicale, un Socialista e un PDC, il regista firma un thriller avvincente sul sistema politico svizzero, sulle sue strategie e i suoi giochi di potere ma anche su alleanze inattese e ribaltoni. Film insieme tenero e ironico, Mais im Bundeshuus è una favola schietta e universale sullesercizio della democrazia. Un documentario che, come sottolinea lo stesso regista, rivela anche "la precarietà del vivere insieme". Il regista Jean-Stéphane Bron è nato nel 1969 a Losanna. Si è formato alla Scuola cantonale darte della città, dove ha anche insegnato e fatto parte del Consiglio di fondazione. Ha lavorato in teatro come regista e sceneggiatore. Con Lionel Baier e Robert Boner, suoi soci della casa di produzione Ciné Manufacture, ha collaborato a vari film, tra cui Pas les flics, pas les blancs, pas les noirs di Ursula Meier e Hélas pour moi di Jean-Luc Godard. Come Mais im Bundeshuus, gran parte dei suoi lavori precedenti getta uno sguardo inconsueto e pertinente sulla vita sociale e politica svizzera: La bonne conduite (1999) è il ritratto di cinque aspiranti alla patente, mentre Connu de nos services (1997) racconta di un vecchio militante di estrema sinistra che a 50 anni scopre il contenuto delle schede che la polizia aveva su di lui. (dal Catalogo ufficiale del 56. Festival internazionale del film Locarno, 6-16 agosto 2003)
In questi tempi difficili, in cui si sente un allontanamento sempre maggiore tra noi e il mondo politico, ho tentato di rispondere ad una semplice domanda: come funziona il Palazzo federale? E la risposta data attraverso la storia di questo film potrebbe essere riassunta così: funziona perché gente di buona volontà e non necessariamente daccordo gli uni con gli altri si parla ancora e sempre fino a dirsi "con questo tu puoi vivere e anchio posso vivere". Una storia che ricolloca la politica a un livello umano, che ci ricorda che i politici sono uomini e donne con i loro difetti e le loro convinzioni, che cercano delle soluzioni, anche quando i problemi sono molto, molto complicati. Al di là dei "deals", degli intrighi di corridoio, delle pressioni di ogni tipo, credo che si tratti di una storia che mostra la democrazia senza idealizzarla e che racconta la fragilità del vivere assieme. (Jean-Stéphane Bron, da una scheda della produzione) |
||||||||||||||||||||||
TOP | ||||||||||||||||||||||