|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
À BOUT DE SOUFFLE Fino all'ultimo respiro di Jean-Luc Godard, Francia 1959
Breve e burrascosa storia d'amore, a Parigi, fra l'omicida di un poliziotto e una studentessa americana, prima che lei si stufi e lo denunci. Il film-bandiera della Nouvelle Vague, il manifesto del cinema che piaceva ai giovani redattori dei Cahiers du cinéma: budget ridotto, pochi giorni di lavorazione, riprese effettuate lontano dagli studi e nelle strade, in mezzo alla gente, tanto amore per il poliziesco americano e per un linguaggio visivo lontano dai moduli classici, fatto di sguardi in macchina e di un montaggio sconnesso, di movimenti frenetici e di una narrazione dove è l'azione a essere funzionale ai personaggi e ai loro slanci, e non viceversa. A tanti anni di distanza, non ha perso nulla della sua carica espressiva. Né si può dimenticare, in questa gemma prodotta dal binomio Godard (alla sua prima regia di lungometraggio) e Truffaut (autore del soggetto), il contributo determinante di un Belmondo in stato di grazia nella parte del gangster nevrotico e umorale. Il regista Jean-Pierre Melville interpreta la parte di Pavulesco. Rifatto nel 1983 da Jim McBride (All'ultimo respiro). (Mereghetti) |
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||