10 film di AKIRA KUROSAWA
settembre 2008 - maggio 2009
CIRCOLO DEL CINEMA DI BELLINZONA
I SETTE SAMURAI
Shichinin no samurai
Giappone 1954

Sceneggiatura: Shinobu Hashimoto, Hideo Oguni e Akira Kurosawa; fotografia: Asakazu Nakai; montaggio: Akira Kurosawa; musica: Fumio Hayasaka; interpreti: Takashi Shimura, Toshiro Mifune, Yoshio Inaba, Seiji Miyaguchi, Minoru Chiaki, Daisuke Kato, Ko Rimura, Kamatari Fujiwara, Kuninori Kodo, Bokuzen Hidari, Yoshio Kosugi, Yoshio Tsuchiya, Keiji Sakakida, Jiro Kumagai, Haruko Toyama, Tsuneo Katagiri, Yasuhisa Tsutsumi, Keiko Tsushima…; produzione: Shojiro Motoki per Toho.
35mm, bianco e nero,v.o. st. f/t, 200'

Nel Giappone del Cinquecento, sconvolto dalle guerre civili, alcuni contadini assoldano sette samurai per difendersi dai briganti. Vincendo le barriere di classe, i mercenari solidarizzeranno con gli agricoltori e si sacrificheranno per loro: alla fine il saggio capo dei samurai sentenzia: “Ancora una volta abbiamo perso… i veri vincitori sono loro”.

Uno dei capolavori di Kurosawa, un film d'avventura dal respiro epico che cela un'elegia della terra e della solidarietà, com'è nello spirito umanitario del regista. Al centro c'è il confronto-scontro tra due culture, quella della campagna e quella delle armi, e se la prima è descritta nella sua globalità, attraverso il ritratto collettivo dei contadini, la seconda è più approfondita e i sette differenti caratteri dei samurai incarnano aspetti diversi della morale e del comportamento giapponese: Kambei è la saggezza e il disincanto (capace di sottolineare il carattere autodistruttivo dell'impresa), Heihachi e Gorobei sono l'astuzia, la giovialità, il buon senso, Kyuzo è la concentrazione ascetica, Katsushiro rappresenta l'entusiasmo della gioventù, la generosità e l'idealismo, Shichiroj è la professionalità che vuole restare nell'ombra, Kikuchiyo (Toshiro Mifune) è il personaggio che lega le due culture con le sue origini contadine e la sua scelta di diventare samurai per volontà, timido dietro le sue audacie, sbruffone ma sostanzialmente insoddisfatto. Raccontato con il fascinoe la grandezza delle cose semplici e profonde, il film è soprattutto un incitamento contro la rassegnazione e lo scoramento, visti come i due grandi nemici dell'uomo. Per apprezzare la scioltezza del racconto, I sette samurai va visto assolutamente nella versione integrale e non nella versione doppiata, ridotta a soli 140', nella quale le bellissime scene della battaglia sono malamente tagliate. Rifatto a Hollywood come I magnifici sette (1960).