Circolo del cinema di Bellinzona
casella postale 1202
CH6500 Bellinzona
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Powell & Pressburger
stravaganza e bellezza nel cinema inglese degli anni quaranta
gennaio - maRzo 2010
THE RED SHOES
Scarpette rosse, GB 1948
•Sceneggiatura: Michael Powell, Emeric Pressburger, dal racconto di Hans Christian Andersen; fotografia: Jack Cardiff; effetti speciali: F. George Dunn; scenografia: Arthur Lawson; coreografia: Robert Helpmann; montaggio: Reginald Mills; musica: Brian Easdale; interpreti: Moira Shearer, Marius Goring, Anton Walbrook, Jean Short, Gordon Littman; produzione: Powell & Pressburger per The Archers.
35mm, colore, v.o. inglese st. it., 133’
Il direttore (Walbrook) di un’importante compagnia di danza classica ingaggia una giovanissima e dotata ballerina (Shearer). Ottenuto il successo con il balletto che dà il titolo al film, la ragazza si fa convincere dal fidanzato compositore (Goring) a lasciare il palcoscenico, ma poi vi ritorna, posseduta dal demone della danza.
Un melodramma perfetto, osannato dal pubblico, amatissimo da molti registi (Coppola, Scorsese, De Palma) e imitato da altri (Gene Kelly in Un americano a Parigi), nel quale “i trucchi scorrono impercettibili al di sotto della messa in scena melodrammatica, l’astrazione stilistica si fa palese solo nella sequenza dichiaratamente irreale del balletto e le convenzioni e il buon senso vengono negati dalla stessa fluida eleganza del racconto (E. Martini). Perfetto, ma non convenzionale: in equilibrio tra romanticismo e maledettismo, stabilisce un triangolo amoroso dove il vertice è occupato dall’arte, in nome della quale si può anche morire. La sceneggiatura di Pressburger, ispirata da una favola di Andersen, fu scritta nel 1939 su commissione di Alex Korda, che però accantonò il progetto. Dopo la guerra Pressburger comprò i diritti del proprio copione e con Powell allestì una vera compagnia di danza, con al centro la stella del balletto britannico Moira Shearer. Si aggiudicarono l’Oscar sia la colonna sonora di Brian Easdale che le scenografie e i costumi di Hein Hockroth, suggestiva combinazione di espressionismo e astrattismo. L’accesa fotografia è di Jack Cardiff. Nella storia del cinema, pochissime volte racconto popolare e sperimentazione hanno trovato un così magico punto d’incontro.