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VANITY FAIR GB/USA 2004 Sceneggiatura: Matthew Faulk, Mark Skeet, Julian Fellowes “ Becky Sharp resta orfana da piccola. Molto presto comincia a desiderare una vita più lussuosa di quella delle sue origini e decide di scalare l'alta società inglese con ogni mezzo. La sua ascesa sociale inizia con l'incarico di governante delle figlie di Sir Pitt Crawley. Becky ottiene la fiducia delle bambine e anche della zia zitella Matilde. Ma sa che non può entrare a far parte della buona società se non si trasferisce in città, e quando Matilde la invita ad andare a vivere a Londra accetta senza esitazioni. Lì ritrova Amelia, la sua migliore amica. “[…] Il timore dell' anacronismo è ingiustificato: le storie, dipende da come le racconti. Mira Nair ha scelto una via bizzarra, con incongruenze e difetti eppure non priva di una sua grandiosità. Pur prendendosi ampie libertà sul testo letterario, ha dimostrato come lei - indiana con studi ad Harvard - sia perfettamente in grado di orchestrare un filmone dalla narrazione classica, con inquadrature a larga-scala e tempi romanzeschi alla “Via col vento”. Lungo due ore e un quarto, La fiera delle vanità è fastoso e mai noioso; anche se soffre della malattia endemica di tante trasposizioni: l' affastellarsi degli eventi nella seconda parte, col rischio di «telefonarli». Già vincitrice a Venezia 2001 per “Monsoon Wedding”, la Nair sa coordinare una quantità di personaggi senza perderne le fila e servendosi degli attori giusti al posto giusto: a cominciare da Reese Witherspoon, che passa benissimo dalla commedia giovanilistica (“La rivincita delle bionde”) a un character di alto profilo come Becky. Nel contempo, Mira torna in India ogni volta che può, ammannendoci balletti indiani, picnic tematici, trasferte di ufficiali e gran finale vagamente bollywoodiano. […]” |
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