David Lynch
David Lynch
Circolo del cinema di Bellinzona
casella postale 1202
CH6500 Bellinzona
BELLINZONA _ LUGANO _ LOCARNO
settembre 2011 _ MAGGIO 2012
INLAND EMPIRE
Usa/F/Polonia 2006
Sceneggiatura e montaggio: David Lynch; fotografia: Odd-Geir Saether; scenografia: Christina Ann Wilson; interpreti: Laura Dern, Jeremy Irons, Justin Theroux, Harry Dean Stanton, Peter J. Lucas, Karolina Gruszka, Krzysztof Majchrzak, Grace Zabriskie, Julia Ormond, Diane Ladd, Bellina Logan, Amanda Foreman, Ian Abercrombie, Helena Chase, Nae Yuuki, Jan Hencz, Cameron Daddo, Jerry Stahl, John Churchill, Phil DeSanti, Chamonix Bosch, William H. Macy, Neil Dickson, Mary Steenburger, Terry Westbrook, Nastassja Kinski, Laura Herring…; produzione: David Lynch, Mary Sweeney per INLAND EMPIRE Productions/Asymmetrical Productions/Camerimage Festival/Fundacja Kultury/Studio Canal.
35mm, colore, v.o. inglese st. f/t, 182’
Scelta dal regista Kingsley Stewart (Irons) per interpretare Il buio cielo del domani, storia di una moglie il cui matrimonio entra in crisi per colpa di un incallito rubacuori, l’attrice Nikki Grace (Dern) si trova a recitare con Devon Berk (Theroux), riconosciuto “sciupafemmine”. La notizia che il film è il remake di un altro film che non fu possibile terminare per la morte dei due protagonisti, uccisi dal geloso marito di lei, e la scoperta della reale gelosia del marito (Lucas) di Nikki cominciano a far vacillare la mente dell’attrice, che non riesce più a distinguere tra la realtà e le proprie visioni.
Lynch, autore anche della sceneggiatura, mette in scena una delle idee portanti della sua visione d’artista, secondo la quale il cinema può costituire un’esperienza palpabile nella vita delle persone. Per farlo “costringe” lo spettatore a entrare nell’anima della protagonista, a “identificarsi” con i suoi sogni e i suoi incubi, riempiendo le immagini di elementi disturbanti, a volte immediatamente comprensibili a volte decisamente ostici (il teatrino con i personaggi dalla testa di coniglio: un’autocitazione del suo medio metraggio Rabbids?). E in un universo che gira attorno al cinema, utilizza persone prese dal quotidiano (homeless, prostitute, gli invitati a un barbecue) per ricordare che non si può ridurre tutto a quel che si vede sullo schermo. Programmatica messa in scena dell’ambiguità e della infinita complessità del reale, il film finisce per creare un’atmosfera onirica e psicoanalitica insieme, in cui la telecamera digitale diventa lo strumento ideale per rompere la razionalità geometrica dello spazio e ridurre la distanza tradizionale tra obiettivo e persone riprese. Un’esperienza coinvolgente e impegnativa, non certo adatto per una serata rilassata con gli amici. (Mereghetti)