Subarnarekha
(La linea d'oro), 1962
di Ritwik Ghatak
Sceneggiatura: Ritwik Ghatak; fotografia: Dilip Ranian Mukhopadhyay; montaggio: Ramesh Joshi; musica: Ustad Bahadur Khan; interpreti: Abhi Bhattacharya, Madhabi Mukhopadhyay, Satindra Bhattacharya, Gita De, Ritwik Ghatak; origine: India/Bengala; durata: 135'.
La storia comincia nel 1948, dopo la drammatica partizione del Bengala. Sradicate, milioni di persone hanno allora perso ogni legame con la vita. In questo contesto, il film ci mostra la vicenda di Ishwar, di sua sorella Sita e del piccolo Abhiram. Questa famigliola permette a Ghatak di sviluppare il tema che lo ha ossessionato per tutta la vita: la perdita delle radici, i rifugiati della partizione. Subarnarekha rappresenta la sintesi dell'opera di Ghatak: ci sono i suoi temi, i luoghi (il fiume come barriera di separazione fisica, la città) la musica (i canti di Rabindranath Tagore) e la ricerca estetica che lo ha sempre animato.
Davanti alla macchina da presa, i paesaggi, i volti, i gesti e gli atteggiamenti si affermano con grande immediatezza, con un'intensità e un'ampiezza che solo i grandi cineasti sono riusciti a captare. La bellezza delle immagini non è per nulla una qualità aggiunta, ma emana naturalmente dalla materia visiva (e sonora), che vibra di un segreto lirismo. Mentre l'azione si sviluppa, si stabilisce una certa tensione: non una tensione tra i personaggi, dal momento che i conflitti scoppiano solo raramente e in modo passeggero, marginale; ma una tensione interiore, intima, nel profondo dell'anima; una tensione nascosta, controllata, che non cessa però di appesantirsi.*
* da una scheda della Trigon Film