Presentazione
Gli anni Sessanta, nella storia del cinema, sono gli anni del rinnovamento, in scala pressoché planetaria. Sono gli anni in cui si affacciano sulla scena, dapprima in Inghilterra e in Francia poi un po' dappertutto (dall'Europa dell'est al Giappone), quei giovani registi che, stanchi del "cinéma de papa" e spesso ribelli anche sul versante politico-sociale, intendono sperimentare nuove formule produttive e nuovi linguaggi cinematografici, più agili e immediati, antiaccademici e in sintonia con la sensibilità di una generazione che non si riconosce più negli ideali borghesi e generosamente mira alla trasformazione del mondo. Evidentemente le diversità tra un movimento e l'altro, e anche tra un regista e l'altro, sono spesso più importanti delle affinità, se è vero come è vero quanto sosteneva François Truffaut, e cioè che solo nel ristretto campo della Nouvelle Vague francese "quello che c'era in comune tra gli autori era ...l'amore per il flipper"! Figuriamoci quindi quali costanti stilistiche si dovrebbero trovare tra il newyorkese Cassavetes e il bengalese Ritwik Ghatak! Ma è altrettanto vero, come sostiene Adriano Aprà(1) , che pur non conoscendosi di persona e spesso non conoscendo nemmeno i film dei "colleghi", si era in qualche modo configurata una sorta di "internazionale del cinema", che inconsciamente voleva riaffermare, rinnovandola, la propria creatività nei confronti sia del cinema del passato sia della emergente televisione. La nostra rassegna, terza tappa della "Magnifica ossessione", intende come sempre fornire qualche indicazione di rotta per intraprendere un viaggio ancora più difficile del solito, perché buona parte dei film dell'epoca sono spariti dal mercato cinematografico e televisivo, indegnamente affossati dall'imperante logica del profitto. Abbiamo cercato di includere sotto la denominazione "Nouvelles Vagues", non soltanto i movimenti ufficialmente considerati e consacrati (la Nouvelle Vague francese, il Free Cinema inglese, la Nová Vlna cecoslovacca, il New American Cinema, il Cinema Nôvo brasiliano...), ma anche quelle esperienze "senza nome" che si stavano tentando negli stessi anni in varie parti del globo (Polonia, Italia, India, Giappone...) e che tendevano con modalità diverse al rinnovamento del cinema tradizionale. Naturalmente abbiamo dovuto fare i conti con l'enorme difficoltà di reperire le pellicole e soprattutto con la nuova politica della Cineteca svizzera, che si è ormai orientata a senso unico verso la conservazione (ma per chi?), escludendo quasi del tutto la distribuzione. Siamo comunque in grado di presentare ben 19 film di 16 autori in rappresentanza di 12 paesi, film che non esitiamo a definire fondamentali per la comprensione del cinema dell'epoca, non solo, ma anche per poter districarsi con consapevolezza nelle diverse tendenze del cinema contemporaneo. Nonostante la scarsa risposta avuta con le due edizioni precedenti, osiamo ancora una volta indirizzare questo terzo tassello de "La magnifica ossessione" in primo luogo ai giovani, agli studenti delle scuole superiori in particolare, convinti che il cinema nuovo affermatosi negli anni Sessanta non sia per nulla invecchiato e che in esso i giovani di oggi possano trovare quei sani e necessari anticorpi per resistere alla banalità audiovisiva dilagante, per ritrovare il gusto della diversità e, perché no, della provocazione.
Michele Dell'Ambrogio