Ermannno
Olmi
Il mestiere del cinema

16.09.04 / 12.11.04

CIRCOLO
DEL
CINEMA
BELLINZONA
IL MESTIERE DEL CINEMA

Ermanno Olmi

19 settembre 2004  - 12 novembre 2004
Lunga vita alla signora!
Italia 1987
Soggetto, sceneggiatura, fotografia e montaggio: Ermanno Olmi; musica: «Tafelmusik» di Georg Philipp Telemann; interpreti: Marco Esposito, Simona Brandalise, Stefania Busarello, Simone Dalla Rosa, Lorenzo Paolini, Tarcisio Tosi, Marisa Abbate, Luigi Cancellara, Alberto Francescato, Giovanna Vidotto, Luca Dorizzi...; produzione: RAI Radiotelevisione Italiana/Cinemaundici, con la collaborazione dell’Istituto Luce.
35mm, colore, v.o. st. f/t, 105’
Leone d’argento ex aequo e premio Fipresci alla XLIV Mostra internazionale d’arte cinematografica a Venezia, 1987.
In un lussuoso albergo dove viene festeggiata, con un pranzo di gala, una signora decrepita e velata di nero che non tocca cibo, un giovane apprendista cameriere, Libenzio (Esposito), affronta per la prima volta il mondo degli adulti. Se la darà a gambe levate.
Favola (la definizione è del regista) sul passaggio dall’adolescenza alla maturità, e insieme allegoria satirica che intende prendere di mira, sempre secondo l’autore, «tutti coloro che, ricchi o poveri, belli o brutti, vendono la loro anima».
(Mereghetti)
Chi è la misteriosa signora del titolo che presiede al lungo banchetto tanto maestoso quanto funebre del film, senza parlare e senza mostrarsi in volto, ricoperta da un velo nero attraverso cui leggiamo i tratti scarnificati del suo volto antico e inquietante? Forse rappresenta la morte, per cui il titolo diviene automaticamente un ossimoro ma anche un’incontestabile realtà: l’unica cosa che avrà lunga vita è proprio la morte. Oppure la signora incarna l’Occidente, che ha perduto da molti secoli la sua aura di purezza e di spiritualità, e sta lentamente crollando sotto il peso del suo pensiero negativo, dei suoi rituali svuotati di senso. O più semplicemente la signora incarna l’idea di un Potere assoluto che domina il mondo, che sottomette le nostre anime.
(Di Marino)