Davanti al cadavere di un famoso violinista - e alle donne cha ha amato - il critico musicale Cornelius (Kulle) legge la biografia che ha scritto sull’artista suscitando le reazioni di tutti i presenti perché non vi ritrovano il personaggio che avevano conosciuto.
Un viaggio nell’universo femminile raccontato con un insolito tocco di leggerezza e di ironia, che permette al regista di prendersi qualche rivincita contro i critici (in una scena Cornelius, dopo aver scritto una frase, se ne chiede il significato; quando lo schermo si riempie di fuochi d’artificio Bergman avverte in una didascalia: “Questi fuochi d’artificio non vanno interpretati simbolicamente”; quando Cornelius si domanda chi sia il genio, un becchino gli risponde, citando Goethe: “È colui che riesce a far mutare opinione a un critico”), ma che finisce per ridurre il film a “un pastiche simbolico e divertito” (Fofi) nonostante lo attraversi un insolito spirito anticonformistico e grottesco.
Erland Josephson diceva spesso che adorava scrivere dei dialoghi, ma che non aveva idee. Per me, è il contrario, ho molte idee, ma trovo noioso scrivere dei dialoghi. Abbiamo così inventato lo pseudonimo di Buntel Eriksson, con cui abbiamo firmato le sceneggiature de Il parco dei divertimenti (Lustgarden, 1961) e di A proposito di tutte queste… signore. (2)