Lo strano rapporto tra un’attrice divenuta afasica (Ullmann) e la loquace infermiera che si prende cura di lei (Andersson).
Dramma esistenziale sui temi del doppio e della maschera, scritto da Bergman durante un ricovero ospedaliero. Due donne escono dai ruoli cha hanno ricoperto fino a quel momento, chi nell’arte, chi nella vita, e si specchiano l’una nell’altra, fino ad arrivare alla perdita completa di sé. Anche il cinema sembra autoinfliggersi il silenzio (all’inizio la pellicola prende fuoco e si accartoccia su se stessa), mentre la televisione parla inviando messaggi di morte (le cronache dal Vietnam, i bonzi che bruciano vivi). Un film sconvolgente, ma anche uno dei più datati di Bergman. Le due interpreti fanno a gara nell’esprimere l’inesprimibile e tagliano insieme il traguardo. La fotografia, come sempre, è di Sven Nykvist.
I film che amo… In un certo senso sí, tra i miei film ce ne sono alcuni che amo molto. E Persona è uno di questi. (1)