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THE GODDESS OF 1967 La dea del 1967 di Clara Law, Australia 2000
Un collezionista d'auto giapponese vola in Australia per comprarsi la mitica DS (“Déesse”, in francese, cioè la “Dea” del titolo). Ma trova i corpi massacrati dei proprietari e inizia un viaggio on the road con una misteriosa ragazza cieca, che sconta traumi fanatico-religiosi e pedofilo-incestuosi (mostrati in flashback) e ritroverà il padre-padrone in una simbolica grotta. Giunta ormai al suo decimo film, Clara Law è una regista che ha affinato, in quindici anni di carriera, non solo la tecnica e lo stile, ma anche una profonda sensibilità personale nei confronti di certi temi e certi luoghi particolarmente congeniali alla sua modalità di racconto. Nata a Macao, cresciuta a Hong Kong, educata a Londra, vissuta a NewYork, la regista è emigrata a Melbourne e là vive dal 1995. Dopo aver realizzato film cinesi, hongkonghesi e di produzione mista, dopo essersi dedicata a film minimalisti e realistici e a filmoni in costume ambientati durante antiche dinastie, Law sembra aver trovato ora un terreno favorevole in un percorso di ricerca nei territori dell'alienazione, della distanza, dell'isolamento (…) Qui l'alienazione è percepita come un'esperienza a doppio senso: si parte già da una condizione altra per raggiungere un'ulteriore alterità. In questo scenario la Citroën DS, la Dea, rappresenta un tramite indispensabile, è la navicella per poter esplorare questa nuova realtà (…), è un “mito d'oggi” e nello stesso tempo partecipa della condizione eterna della divinità. (Mereghetti e “Cineforum”, 403, aprile 2001) |
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