Circolo del cinema di Bellinzona

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Robert Guédiguian

MAGGIO_GIUGNO 2013

BELLINZONA_LOCARNO_MENDRISIO

 

Robert Guédiguian e il suo cinema marsigliese, sociale e popolare


Nato nel 1953 a Marsiglia, nel quartiere popolare dell’ Estaque, da padre armeno e da madre tedesca, Robert Guédiguian è sempre rimasto profondamente attaccato alla sua città e al mondo proletario che la anima. Arrivato al cinema quasi per caso all’inizio degli anni Ottanta, dopo aver militato in gioventù nel Partito comunista e dopo studi di economia e sociologia, il regista francese inizia una lunga carriera che solo a partire da Marius et Jeannette (1997) gli conferirà una fama internazionale. Ma prima di questa svolta aveva già realizzato sei lungometraggi, tutti ambientati a Marsiglia e nei quali affronta i temi che caratterizzeranno tutta la sua opera successiva: il lavoro, la disoccupazione, l’immigrazione, la politica, la famiglia, il gruppo, l’amicizia, il rapporto tra le generazioni. Questa insistenza sulle ambientazioni marsigliesi ha reso inevitabile il confronto con Marcel Pagnol, anche se Guédiguian ha più volte invocato altre influenze del cinema francese, come quelle di Duvivier e di Renoir. Il suo approdo al cinema, se da una parte coincide con l’abbandono della militanza politica degli anni Settanta, dall’altra significa per Guédiguian la scelta di un nuovo modo per continuare a fare politica. Il suo cinema, sia che assuma i codici della commedia sia che si tinga di colorazioni più drammatiche, esprime sempre una profonda solidarietà con i più umili, con gli sfruttati, con le vittime, senza mai perdere di vista la possibilità di una resistenza, di un riscatto, un po’ come avviene nel cinema di Ken Loach. Guédiguian, pur facendosi cantore di luoghi, personaggi e linguaggi popolari, non è mai folkloristico o nostalgico, ma sempre attento ad analizzare le cause dei disagi e delle frammentazioni sociali, senza mai rinunciare ad un ottimismo di fondo in grado di indicare una pur difficile via d’uscita, per un recupero della dignità perduta. La coerenza “politica” di Guédiguian è evidente anche nella fedeltà assoluta dimostrata nei confronti dei suoi collaboratori, a partire dagli attori che interpretano la quasi totalità dei suoi film (l’attrice feticcio e compagna di vita Ariane Ascaride, gli amici Gérard Meylan et Jean-Pierre Darroussin). La vera consacrazione a livello internazionale avviene come detto nel 1997 con Marius et Jeannette, che riscuote unanimi consensi da parte della critica e un grande successo di pubblico in tutti i paesi nei quali è stato distribuito. Il film è una sorta di favola che racconta il riscatto e la speranza, la dignità e la privazione, senza rinunciare ai toni della commedia. Seguiranno altri dieci film, che ritraggono il mondo di oggi, dominato dalla globalizzazione e dalle difficoltà di sopravvivenza per la gente comune, dal dilagare della droga e della criminalità, ma anche aperto alla felicità dell’amore e dei piccoli piaceri quotidiani. Tre di questi film sono incursioni nei territori della Storia, al di fuori del contesto strettamente marsigliese ma coerenti con l’impostazione impegnata del regista: Le promeneur du Champ de Mars (2005), sull’ultimo periodo di François Mitterand, gravemente ammalato e prossimo alla morte; Le voyage en Arménie (2006), dove esplora la realtà e la storia del proprio paese di origine; e L’armée du crime (2009), omaggio alla Resistenza francese su un gruppo di giovani parigini capeggiati, non a caso, dal poeta armeno Manouchian.

L’omaggio che i cineclub ticinesi dedicano a Guédiguian è per forza di cose limitato (vista la sua ampia filmografia e la scarsità delle date disponibili per l’ultima rassegna della stagione), ma si spera che possa comunque fornire una prima chiave di lettura del suo cinema. Scartati i primi sei film difficilmente reperibili (Dernier été, 1981; Rouge midi, 1985; Ki lo sa?, 1985; Dieu vomit les tièdes, 1989; L’argent fait le bonheur, 1993; À la vie, à la mort!, 1995), ne abbiamo scelti altri sei, da Marius et Jeannette (1997) fino al suo ultimo successo Les neiges du Kilimandjaro (2011). Non potevano mancare La ville est tranquille (2000), da molti considerato il suo film migliore, e Marie-Jo et ses deux amours (2002), film sensuale su una donna (come sempre Ariane Ascaride) che ama con la stessa intensità il marito e l’amante senza possibilità di scelta. Completano il quadro Lady Jane (2008), escursione nel noir francese teso e secco, e soprattutto Le voyage en Arménie (2006), che inaugura la rassegna a Locarno e a Mendrisio e che ci dà l’opportunità di coinvolgere la comunità armena in Ticino.


Michele Dell’Ambrogio

Circolo del cinema Bellinzona