Circolo del cinema di Bellinzona
casella postale 1202
CH-6500 Bellinzona
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10 GENNAIO -
3 FEBBRAIO 2017
GENE TIERNEY
LA DIVA FRAGILE - in sette film (1943–1950)
Gene Tierney? Chi era costei? C’è da scommettere che pochi dei nostri affezionati cinefili l’abbiano già sentita nominare. Tutti conoscono le dive dei tempi d’oro del cinema: Greta Garbo, Ava Gardner, Rita Hayworth, Ingrid Bergman, Marlène Dietrich…, ma di Gene Tierney rimangono poche e flebili tracce nella memoria collettiva.
Eppure quella che fu “la più bella donna della storia del cinema” (secondo il produttore Darryl F. Zanuck) ha ispirato, a partire dal 1940, i più grandi registi del cinema hollywoodiano: Fritz Lang, John Ford, Henry Hathaway, Joseph von Sternberg, Rouben Mamoulian, Ernst Lubitsch, Otto Preminger, Joseph Mankiewicz…
Eppure il suo fascino ha scatenato l’amore appassionato di uomini illustri: John Kennedy, Clark Gable, Howard Hughes, il principe Ali Kahn…
Nata il 20 novembre del 1920 a New York, da una ricca famiglia della buona società (suo padre, di origine irlandese era un uomo d’affari solidamente installato a Wall Street, sua madre un’ex insegnante) e battezzata con il nome maschile di Gene, in ricordo di uno zio morto giovanissimo, frequenta le migliori scuole d’élite in America e in Svizzera, a Losanna, dove impara perfettamente il francese e acquisisce una mentalità “transatlantic”, influenzata dalla cultura europea. Sarà il padre che la invierà, con il resto della famiglia, a Hollywood, per una visita degli studi, dove egli aveva ottime relazioni. E lì nascerà, inevitabilmente, la sua vocazione d’attrice. Torna per un breve periodo a New York, dove debutta a teatro con una modesta particina (doveva solo attraversare il palcoscenico portando un secchio d’acqua!), ma l’attrazione per la Mecca del cinema è irresistibile e così, notata a Broadway e ingaggiata dal patron della 20th Century Fox, Darryl F. Zanuck, debutterà nel cinema con la superproduzione in Technicolor di Fritz Lang The Return of Frank James (1940). È l’inizio di una carriera in cui sarà la vedette incontrastata della Fox fino a metà degli anni Cinquanta e che abbiamo cercato di testimoniare in questa rassegna con sette grandi film, diretti dai migliori registi dell’epoca, che vanno dalla commedia (Heaven Can Wait di Lubitsch) al noir (Laura e Where the Sidewalks Ends di Preminger, Night and the City di Dassin) al meló nelle sue varie declinazioni (Leave Her to Heaven di Stahl, Dragonwyck e The Ghost and Mrs. Muir di Mankiewicz).
La sua bellezza esotica e sensuale (un po’ atipica per gli standard hollywoodiani dell’epoca: zigomi alti, denti leggermente sporgenti, fronte alta) e il suo sguardo d’un intenso verdazzurro l’hanno certamente aiutata ad aver successo; ma non va dimenticata la sua bravura e professionalità nel saper interpretare personaggi e caratteri molto dissimili tra loro, tanto che sul set veniva affettuosamente chiamata “One Take Gene”, proprio perché con lei era quasi sempre “buona la prima”.
Ma perché “diva fragile”? Perché la sua vita privata incrinò il suo, relativamente breve, splendore artistico: molte storie sentimentali travagliate, tra cui una con John Kennedy (che questi troncò prima di lanciarsi nella campagna elettorale perché gli sarebbe stata d’ostacolo); un matrimonio fallito con un avventuriero senza patrimonio, Oleg Cassini, che provocò anche la rottura dei rapporti con il padre; una figlia con un gravissimo ritardo mentale e una conseguente depressione, curata con l’elettroshock, che la portò ad abbandonare il cinema nella seconda metà degli anni Cinquanta. Vi sarà richiamata da Otto Preminger per il suo Advise and Consent (1962), ma poi, dopo altri due film in cui ebbe dei ruoli di secondo piano, si ritirò nella sua villa di Houston, dove morirà per un enfisema polmonare nel 1991.
Questa rassegna (per cui dobbiamo sentitamente ringraziare la Lab80 di Bergamo, che per prima ha rieditato e fatto circolare in Italia 5 dei 7 film che presentiamo, e la Cinémathèque suisse che detiene i diritti di tutti e ci ha fornito parte delle copie) vuole essere un omaggio a un’attrice ingiustamente un po’ dimenticata e nello stesso tempo un’occasione per presentare al pubblico ticinese una manciata di grandi classici degli anni Quaranta che continuano ad essere dei riferimenti imprescindibili per tutti gli appassionati di cinema oggi.
Michele Dell’Ambrogio
Circolo del cinema Bellinzona
Bibliografia
Scarsissima è purtroppo la documentazione disponibile in italiano.
Segnaliamo un articolo di Antonio Invernici, Gene Tierney, una diva fragile, in “Cineforum”, 555,
giugno 2016; e alcuni testi critici su singoli film interpretati dall’attrice in http://lab80.it/pacchetti/36;
In francese, ricco di bellissime fotografie, con un racconto della sua vita e una filmografia completa, il libro di Marceau Devillers, Gene Tierney, Paris, Pygmalion/Gérard Watelet, 1987;
In inglese, l’autobiografia di Gene Tierney, Self-Portrait, New York, Wyden Books, 1979 (mai tradotta in italiano).
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