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Circolo del Cinema Bellinzona

FOCUS SULLA POLONIA

Il decalogo di KRZYSZTOF KIEŚLOWSKI
e 3 film di PAWEŁ PAWLIKOWSKI

ottobre – novembre 2019

FOCUS SULLA POLONIA - immagine

Questa rassegna, dedicata a due grandi registi polacchi (un "classico" morto da più di vent’anni, l’altro vivo e nel pieno della sua carriera), nasce dalla collaborazione con Culturescapes di Basilea, un Festival culturale multidisciplinare che da 15 anni organizza, con propaggini in tutta la Svizzera, importanti rassegne di teatro, musica, arti visive e cinema centrate su una realtà nazionale: quest’anno, appunto, sulla Polonia. Ringraziamo Gianfranco Helbling, direttore del Teatro Sociale di Bellinzona e pure partner di quest’iniziativa, per averci indirizzato verso questo importante festival. Per l’occasione, i soci del CCB, del CCL e gli Amici del Teatro Sociale potranno beneficiare di sconti sul biglietto d’entrata se vorranno partecipare anche agli eventi delle associazioni di cui non sono membri.

IL DECALOGO DI KRZYSZTOF KIEŚLOWSKI


Vero caso cinematografico degli anni Ottanta, il Decalogo è "un film in dieci episodi" nato da un’idea di Krzysztof Piesiewicz (avvocato polacco, difensore di noti oppositori del regime) e girato, tra il 1988 e il 1989, da Krzysztof Kieślowski sulla base di una sceneggiatura scritta dallo stesso Kieślowski e da Piesiewicz, dalla quale il film a volte si discosta. I dieci episodi sono dieci film di circa 60’ l’uno, prodotti dalla televisione polacca, ognuno dei quali illustra uno dei comandamenti della Chiesa cattolica, raccontati come altrettanti casi "giudiziari", generalmente secondo una struttura binaria dove si scontrano due diversi comportamenti che però non si risolvono mai con un vincitore o con un vinto (o con un dannato o un redento, come vorrebbe la morale cattolica). Lo stesso riferimento al comandamento, poi, diventa più o meno riconoscibile o problematico secondo l’episodio, lasciando il dubbio, talvolta, su quale personaggio sia il suo reale destinatario. Si capisce così che questi film (e i loro autori) non sposano una posizione confessionale o laica. Piuttosto, come ha scritto Gianni Buttafava, il Decalogo di Kieślowski si sviluppa "su una corda tesa, anzi sull’orlo di due precipizi, mantenendosi in un equilibrio per lo più ammirevole. Non v’è la parola o l’intervento di Dio – giustamente non nominato invano – ma non è certo assente la Grazia, o se si vuole, manzonianamente, la Provvidenza. Solo che – rigettando ogni determinismo socio-ideologico più o meno aggiornato – la Grazia si manifesta come Caso".
Il destino dei vari protagonisti del Decalogo si determina così tra infinite possibilità e questo tema metaforico collega saldamente il film all’opera del regista. Il suo precedente film Destino cieco (1981) aveva cercato di mettere in scena tre diversi esiti della vita di un uomo in funzione del variare di una singola circostanza. Il primo trattamento del Decalogo, 4 prevedeva che la storia venisse raccontata tre volte, secondo i punti di vista della figlia, del padre e del regista stesso. E il soggetto del successivo La doppia vita di Veronica è la corrispondenza di due destini "paralleli".
Ne esce così il ritratto di un mondo abbandonato dal sacro (anche se vi si aggira una presenza forse angelica ma comunque impotente, quella dell’osservatore Artur Barciś, presente in quasi tutti gli episodi), una specie di "inferno dell’etica" (come si intitola la lezione dell’insegnante nel Decalogo, 8), dove i casi personali invece che aiutare lo spettatore a consolidare le proprie certezze portano ad aumentare i propri dubbi: "tra la prescrizione assoluta delle Tavole della Legge, enunciate semplicemente con il loro numero, e l’infinito manifestarsi del dramma morale nell’universo plumbeo del caseggiato (in cui sono ambientate la maggior parte delle storie), negli interni in penombra, nei volti annichiliti dallo smarrimento, si apre l’abisso dell’interpretazione, in cui tutto diventa dubbio, dilemma, enigma” [Buttafava]. E la volontà di scegliere un diverso direttore della fotografia quasi a ogni episodio, anche per conseguire differenti impostazioni visive, conferma la volontà di non obbedire a nessun "spirito del sistema".
Il piano produttivo del Decalogo prevedeva la possibilità di affiancare agli episodi alcuni film di durata maggiore, "versioni lunghe" destinate alle sale cinematografiche. Ne furono realizzate solo due: Krótki film o zabijaniu (1987, col, 85’, letteralmente Breve film sull’uccidere, che non è mai arrivato in Italia) sul quinto comandamento e Krótki film o miłości (1988, col, 87’, letteralmente Breve film sull’amore, distribuito però in Italia con titolo fuorviante Non desiderare la donna d’altri) sul sesto comandamento.

PAWEŁ PAWLIKOWSKI


Nato a Varsavia nel 1957 da una coppia di intellettuali, all’età di 14 anni Pawlikowski lascia la Polonia comunista e si trasferisce dapprima in Germania e in Italia, per poi stabilirsi definitivamente in Gran Bretagna. Tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta si fa conoscere ed apprezzare per i suoi documentari, in cui riesce ad amalgamare con grande maestria poesia e tocco ironico. Due di questi (Dostoevsky’s Travels, 1991, e Serbian Epics, 1992) sono stati mostrati a Locarno nel 2017, alla sua presenza, da L’Immagine e la parola del Festival di Locarno.
Il suo primo film di finzione è The Stringer (1998), inedito da noi e introvabile in una versione sottotitolata.
Seguono Last Resort (2000) e My Summer of Love (2004). Nel 2006 lavora ad un adattamento del romanzo The Restraint of Beasts di Magnus Mills, ma interrompe le riprese e abbandona il progetto in seguito ad una grave malattia della moglie, che morirà alcuni mesi dopo. Nel frattempo è stato anche insegnante di regia e sceneggiatura presso la National Film School in Inghilterra e la Wajda Film School di Varsavia. Fra il 2004 e il 2007 ha un posto importante nel corso di Arti Creative della Oxford Brookes University. Torna alla regia nel 2011 con La femme du Vème, con Ethan Hawke e Kristin Scott Thomas, ma il suo capolavoro sarà Ida (2013), che si aggiudica tra i molti altri premi l’Oscar per il miglior film straniero e l’European Film Award per il miglior film, la miglior regia e la miglior sceneggiatura. L’ultimo suo film, che prosegue la ricerca stilistica inaugurata con Ida (formato 4/3, rigoroso bianco e nero, austera eleganza e compostezza delle inquadrature) è Cold War (2018), vincitore del premio per la miglior regia al Festival di Cannes.
Tenuto conto che Ida e Cold War sono film ampiamente conosciuti perché usciti nelle sale ticinesi (Ida, poi, è stato già proposto più volte dai cineclub), abbiamo inserito in questa rassegna i suoi tre film di finzione precedenti, pressoché sconosciuti da noi e stilisticamente molto diversi dagli ultimi due, in quanto caratterizzati dall’uso di una macchina da presa spesso in movimento per creare inquadrature poco "classiche".

DEKALOG, 1

DEKALOG, 2

DEKALOG, 3

DEKALOG, 4

DEKALOG, 5

DEKALOG, 6

DEKALOG, 7

DEKALOG, 8

DEKALOG, 9

DEKALOG, 10


LAST RESORT

MY SUMMER OF LOVE

LA FEMME DU Vème


Locandina PDF



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Ultimo aggiornamento: 9 settembre 2019

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