9 gennaio - 27 febbraio 2024 |
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Quando nel 1965 uscì lo “scandaloso” I pugni in tasca, primo lungometraggio dell’allora venticiquenne Bellocchio (rifiutato dalla Mostra di Venezia, ma premiato a Locarno), il cinema italiano ebbe uno scossone forse paragonabile solo a quello che gli era stato inferto nel 1943 da Luchino Visconti con Ossessione, film che segnò la nascita del Neorealismo. Pier Paolo Pasolini, approdato alla regia qualche anno prima, scrisse allora a Bellocchio definendo il suo film come non appartenente alla categoria del “cinema di poesia” da lui difesa, un cinema cioè in cui lo stile deve avere un valore primario, che sovrasti il contenuto, ma a quella del “cinema di prosa”, dove prevale il racconto, il personaggio, la psicologia; anche se riconosceva che si trattasse di una prosa “che spesse volte sbava e sfuma nella poesia”. Il carteggio tra i due rivela senz’altro delle cortesi divergenze d’opinione, ma Pasolini concludeva quello che chiamava un “dialogo di isolati” con l’augurio a Bellocchio di continuare a “turbare sempre più le coscienze dell’Esercito, della Magistratura, del Clero reazionario, e insomma della Piccola Borghesia italiana, a cui abbiamo il disonore di appartenere”. Crediamo che Bellocchio, nella trentina di film realizzati dopo I pugni in tasca (l’ultimo, Rapito, è uscito nelle nostre sale alla fine del 2023, e quindi non è incluso nella nostra rassegna) si sia sempre attenuto a questa dimensione fondamentale del suo cinema, rimanendo, pur con una continua ricerca di forme espressive diverse, un vero turbatore di coscienze. Nel mirino dei suoi film c’è innanzi tutto la famiglia borghese, ma non sono risparmiati lo Stato, la Chiesa cattolica, le istituzioni in genere (e quelle “totali” in particolare: il collegio, l’esercito, il carcere, il manicomio). E poi c’è sempre di mezzo l’inconscio, e non solo nel periodo in cui viene infatuato (molti dicono addirittura plagiato) dallo psicoanalista Massimo Fagioli, che collabora con lui alla sceneggiatura per La condanna (1991) e Il sogno della farfalla (1994), ma che è l’ispiratore anche di altri film di quel periodo. Nei suoi film, gli attacchi alle istituzioni sono però spesso affrontati a partire da esperienze vissute in prima persona o assorbite nell’ambito familiare. Come ha ben notato Goffredo Fofi, Bellocchio si è mosso “sempre attorno al proprio io, al proprio nucleo intimo e privato di interessi”: sono sì frequenti i confronti con la realtà esterna, “anche seri e serissimi, ma solo in quanto utili al perseguimento di uno scavo, di una ricerca e definizione di sé”. Tutto questo è già evidente ne I pugni in tasca (non a caso girato nelle case di famiglia del Piacentino), ma lo si può vedere in sottofondo in quasi tutti i suoi film e sarà esplicitato con chiarezza in quello splendido documentario familiare che è Marx può aspettare (2021). Nella sua lunga carriera Bellocchio ha realizzato film di altissimo valore e altri meno memorabili: ognuno è libero di scegliere i suoi preferiti, ma tutti sono il frutto di una assidua ricerca (tematica e stilistica) su se stesso in relazione con la realtà e obbligano lo spettatore a intraprendere lo stesso cammino e a porsi dubbi e domande sul proprio essere nel mondo. Questa rassegna dei cineclub ha potuto per forza di cose (numero di date disponibili, grosse difficoltà a reperire gli aventi diritto) presentarne solo una parte, tuttavia sufficiente, crediamo, per testimoniare la coerenza del suo percorso artistico. Michele Dell’Ambrogio Circolo del cinema Bellinzona Nota: Le citazioni da Pasolini e da Goffredo Fofi sono tratte dal bel volume che ha accompagnato la Retrospettiva dedicata a Bellocchio dal 51° Festival del film di Locarno: Marco Bellocchio – Catalogo ragionato, a cura di Paola Malanga, Milano, Edizioni Olivares, 1998. |
I PUGNI IN TASCA NEL NOME DEL PADRE LA CONDANNA IL PRINCIPE DI HOMBURG LA BALIA L’ORA DI RELIGIONE VINCERE SANGUE DEL MIO SANGUE FAI BEI SOGNI IL TRADITORE MARX PUÒ ASPETTARE Locandina PDF |
Per la concessione dei diritti (e in parte delle copie) ringraziamo Per L’ora di religione e Vincere non abbiamo ottenuto risposte dagli aventi diritto, ma siamo comunque disposti ad esaudire eventuali pretese. |
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