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Presentazionedi Michele Dell'Ambrogio |
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La rassegna dedicata ai film dell'altro mondo (del sud, dell'est…) compie quindici anni. Se è giunta fino a questa età in buona salute, nonostante il mondo e il cinema siano cambiati, vuol dire che gli organizzatori e il pubblico ci credono: credono che sia ancora possibile, anche nella realtà globalizzata, un cinema diverso, che rifletta la cultura e le particolarità dei paesi nei quali viene prodotto. Lo confermano anche i maggiori festival cinematografici, che orientano i propri sguardi e inviano i loro premi sempre più spesso verso cinematografie lontane dai parametri occidentali. Proporre dei “film del sud” oggi vuol comunque soprattutto dire proporre opere emarginate dal circuito distributivo commerciale; offrire al pubblico film che raramente avrebbero la possibilità di essere poi visti nelle sale, nonostante la loro qualità artistica. Il concetto di “sud” ha probabilmente oggi poco senso: anche se da alcuni anni l'abbiamo sostituito con l'espressione “dell'altro mondo”, le cose sostanzialmente non cambiano. Il sud, l'altro mondo, diventa sempre più la periferia della distribuzione e del consumo. Si potrebbe pensare che non abbia molto senso inserire fra i film dell'altro mondo il Giappone o Israele, paesi economicamente del tutto inseriti nel mercato dominante: eppure quest'anno buona parte dei film proposti provengono da queste due nazioni; e uno è addirittura svizzero, anche se girato in Egitto! Il problema, sempre più, è quello di scoprire attraverso il cinema realtà diverse dalla nostra e anche diversi modi di rappresentazione di queste realtà: per rendersi conto che, al di là dell'omologazione imperante, il mondo e il cinema sono per fortuna ancora molto variegati. Dei due film giapponesi in cartellone in questa quindicesima edizione, uno costituisce un evento speciale ed eccezionale: con molto piacere il Circolo del cinema di Bellinzona ha accettato l'invito della trigon-film, che festeggia i suoi vent'anni di infaticabile lavoro per la distribuzione dei film del sud, a presentare un capolavoro quasi sconosciuto di Yasujiro Ozu con l'accompagnamento dal vivo di un validissimo quartetto jazz svizzero. Il film, muto, è del 1932 ed è un commovente ed ironico ritratto dei bambini di Tokyo. Il secondo film giapponese rientra invece nelle consuetudini della rassegna, trattandosi di una prima visione ticinese di un film recente: La foresta di Mogari di Naomi Kawase, Gran premio della giuria a Cannes nel 2007, è un'intensa ed emozionante rappresentazione delle relazioni che l'uomo intrattiene con la natura. Da Israele giungono due film molto diversi: Meduzot di Edgar Keret e Shira Geffen strizza l'occhio ad un cinema raffinato e perfettamente costruito per coinvolgere lo spettatore, mentre La visite de la fanfare di Eran Kolirin si colloca piuttosto dalle parti di quel cinema della sottrazione, ironico e malinconico, alla Kaurismäki o alla Suleiman. Con gli altri film, lo spettatore viene veramente invitato ad un viaggio in altri mondi: dall'Avana inedita e onirica di Fernando Pérez (Madrigal) alle montagne dimenticate della Bosnia Erzegovina (Snijec) fino a quelle lontane del Kirghizistan (Pure Coolness); dalle coste del nordest brasiliano (Sonhos de peixe) agli aridi paesaggi della Mongolia cinese fino ai cantieri egiziani di Tebe. Al centro è però sempre l'uomo, con i suoi sentimenti e le sue preoccupazioni, che sono universali. Come sempre, la maggior parte dei film sono in prima e forse ultima visione ticinese; gli altri hanno di solito fatto solo qualche fugace apparizione sulle locandine di qualche rassegna culturale: si tratta quindi di un'occasione preziosa per ammirare anche sui nostri schermi questi film dell'altro mondo che hanno ricevuto importanti riconoscimenti nei maggiori festival internazionali, da Cannes a Berlino. Michele Dell'Ambrogio Circolo del cinema Bellinzona |
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