CIRCOLO DEL CINEMA DI BELLINZONA

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Luis Buñuel

parte seconda 1958 - 1977
settembre 2002 - aprile 2003

Cet obscur objet du désir

Quell’oscuro oggetto del desiderio
Francia 1977
35mm, colore, v.o. f st. t, 103’

    Soggetto e sceneggiatura: Luis Buñuel, Jean-Claude Carrière, dal romanzo La femme et le pantin di Pierre Louÿs; fotografia: Edmond Richard; montaggio: Hélène Plemiannikov; interpreti: Ferando Rey, Carole Bouquet, Angela Molina, Julien Bertheau, Milena Vikotic, Valérie Blanco, Jacques Debarry, Piéral, Claude Jaeger, André Weber, Muni, Bernard Musson... ; produzione: Serge Silberman per Greenwich Films (Parigi).

Mentre un gruppo terrorista compie attentati ovunque, a Parigi un ricco vedovo sulla cinquantina (Rey) s’innamora perdutamente della diciottenne Conchita (Bouquet) che accetta la sua corte senza mai concederglisi. Dopo alterne vicende, l’uomo ritroverà la ragazza (questa volta col volto della Molina) a Siviglia, mentre si esibisce in uno spogliarello. Tratto da La donna e il burattino di Pierre Louÿs, già portato sullo schermo da von Sternberg (Capriccio spagnolo) e da Duvivier (Femmina), l’ultimo film di Buñuel non è meno audace e corrosivo dei precedenti. Trasferendo il soggetto nel proprio universo poetico-ideologico, il regista ancora una volta sferra un feroce attacco alla morale borghese e bigotta, concludendo non a caso il film (e la sua carriera) con un’esplosione improvvisa. Ma ciò che colpisce maggiormente è la sua capacità d’inventiva, per nulla esaurita. Se dissemina il film di attentati politici, altrettanti ne attua sul piano linguistico, a partire dallo sdoppiamento del personaggio femminile in due attrici diversissime che sembrano un’unica figura grazie all’adozione della stessa voce e a vari accorgimenti di montaggio. Echi surrealisti dissacratori (come la simbologia sessuale giocata sugli oggetti quotidiani), attese frustrate tanto del personaggio quanto dello spettatore (scene lasciate a metà, riprese e alla fine non risolte), esaltazione dell’irrazionale (l’amore folle, il sogno, gli andirivieni temporali): ogni dettaglio è curato e contribuisce a perfezionjare un meccanismo narrativo sperimentato altrove forse con più spirito d’avanguardia, ma con minore intelligibilità. Per questo è una delle opere di Buñuel che ha riscosso maggior successo di pubblico. In origine il personaggio di Conchita spettava alla sola Maria Scneider, licenziata e sostituita dopo quasi un mese di riprese. Nell’edizione originale Fernando Rey è doppiato da Michel Piccoli.