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Soggetto e sceneggiatura: Luis Buñuel, Luis Alcoriza; fotografia: Gabriel Figueroa;montaggio: Carlos Savage; musica: Raúl Lavista e brani di Scarlatti, Paradisi, Chopin, Beethoven; interpreti: Silvia Pinal, Enrique Rambal, Lucy Gallardo, Enrique García Alvarez, Jacqueline Andere, Augusto Benedicto, Claudio Brook, José Baviera, Patricia de Morelos...; produzione: Gustavo Alatriste per Alatriste Producciónes (Messico) e Uninci, Films 59 (Madrid).
Un gruppo di ricchi borghesi messicani, per un misterioso fenomeno, rimane bloccato nel salone in cui era stato invitato a cena e da cui non riuscirà a uscire per diversi giorni. In una tale claustrofobica e assurda situazione si manifestano ed esplodono le meschinità di ognuno e i diversi caratteri degradano, scoprendo piccinerie e squallori. Uno dei capolavori buñueliani, dove meglio tornano a galla le radici surrealiste degli esordi: la ricchezza fantastica delle sue invenzioni narrative (il campionario di atti mancati che caratterizzano questa cupa borghesia messicana, tanto indeterminata sociologicamente da diventare metafora di qualcosa di più vasto ed eterno) confermano la sua idea di cinema come "mezzo di aggressione e analisi della verità segreta di una classe e delle sue morali". Cinico, violento, potente, conserva la sua forza dimpatto a tanti anni dalla realizzazione.
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