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Soggetto e sceneggiatura: Luis Buñuel, Jean-Claude Carrière; fotografia: Edmond Richard; montaggio: Hélène Plemiannikov; interpreti: Fernando Rey, Paul Frankeur, Delphine Seyrig, Jean-Pierre Cassel, Stéphane Audran, Bulle Ogier, Julien Bertheau, Claude Piéplu, Pierre Maguelon, Milena Vukotic, Muni, Douking, François Maistre, Maria Gabriella Maione, Michel Piccoli, Bernard Musson...; produzione: Serge Silberman per Greenwich Films (Parigi).
Dopo aver concluso un affare di droga con lambasciatore (Piccoli) di uno stato dellAmerica del Sud, i signori Thévenot (Frankeur e Seyrig) e i signori Sénéchal (Cassel e Audran) si incontrano spesso per pranzi e cene, ma tutte le volte che essi decidono di mangiare insieme un imprevisto manda a monte lincontro gastronomico. Il miglior film dellultimo periodo francese di Buñuel, un "vaudeville metafisico e fantastico" rappresentato in modo più agile rispetto alle prime opere surrealiste. Non che il regista rinunci alla demolizione del racconto tradizionale (realtà e sogno si confondono, il tempo è annullato dalla ripetitività delle azioni, la verosimiglianza è solo unillusione), ma il suo spirito anarchico e dissacrante questa volta si avvale di un senso dellumorismo e di una fluidità narrativa che consentono al pubblico di seguire il discorso senza il panico dellincomprensione. Contando sulla complicità degli spettatori, messa in moto dal riso, Buñuel fustiga la classe borghese, sociologicamente indeterminata, ma universalmente parassitaria, impotente e comunque padrona dei destini altrui. La rivolta per il regista spagnolo non è mai rivoluzione: anche in questo film non cè fiducia nella Storia, al massimo cè la speranza che la borghesia muoia per autodissoluzione. Da qui il furore nichilista del suo cinema, che resta però fondamentalmente intriso di cupo pessimismo. Premio Oscar come miglior film straniero.
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