CIRCOLO DEL CINEMA DI BELLINZONA

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UNO SVIZZERO IMPERFETTO
Il cinema di Leopold Lindtberg (1935-1953)
Autore semisconosciuto, Lindtberg (1902-1984), viene giustamente considerato il primo cineasta del nascente cinema svizzero. Negli anni ’40 i suoi film vinsero a Venezia, Cannes, Berlino e persino l’ambita statuetta agli Oscar. D’origine austriaca, fu autore coraggioso, sensibile alle problematiche del tempo e a temi scottanti, come il destino dei profughi e le discriminazioni razziali sotto il nazismo, che gli fecero inimicare i vertici della polizia degli stranieri e gli ambienti nazionalisti svizzeri. Per certi versi fu un precursore, anticipando per tematiche e approccio, il neorealismo italiano. Sovente costretto ad operare in condizioni difficili (per l’ostracismo cui era oggetto come intellettuale straniero e per le ristrettezze economiche della produzione) riuscì comunque a dar vita ad una cinematografia interessante, connotata da una sapiente direzione d’attori (il meglio della scena svizzera e tedesca dell’epoca, come le star Anne-Marie Blanc e Heinrich Gretler), una fotografia mai banale, una disincantata poesia nell’affrontare tematiche brucianti e spesso scomode (il nazismo, i rifugiati, il divorzio, la follia, la guerra fredda). Fu autore di un capolavoro del cinema europeo (“L’ultima speranza”), di alcuni piccoli gioielli (“Lettere d’amore smarrite”, “Il sergente Studer”, “Der Schuss von der Kanzel”), di un “caso” diplomatico (“Quattro nella jeep) e di film a larga diffusione che costituiscono la storia del cinema svizzero e che in tempi di mobilitazione ebbero un grosso impatto anche morale sul pubblico (“Il fuciliere Wipf”, “Il landamano Stauffacher”, “Maria Luisa”, “Il regno di Matto”). Rimane il rammarico per certo sentimentalismo ostaggio dei vincoli della produzione e dei gusti dell’epoca che, in alcuni casi (pochi per fortuna), “data” i film e ne sminuisce la portata innovatrice ed estetica. Lindtberg fu inoltre celebre regista allo Schauspielhaus di Zurigo dove curò decine di rappresentazioni, tra le quali, la storica prima mondiale - il 19 aprile 1941 - di “Madre Coraggio” di Bertold Brecht. Nonostante il successo, Lindtberg sarà semplicemente “tollerato” dall’autorità federale che non può disconoscerne il talento e il ruolo fondamentale per lo sviluppo del teatro e del cinema svizzeri, ma che ne teme l’impegno ed il profilo politici, ciò che gli creerà non poche difficoltà nel rinnovo del permesso di soggiorno e di lavoro. Sposatosi nel 1940 con la pianista zurighese Valeska Martha Hirsch, che gli darà due figlie, otterrà finalmente la nazionalità svizzera nel 1951. Due anni più tardi, disgustato dai continui conflitti con il suo produttore zurighese abbandonerà il cinema per consacrarsi esclusivamente al teatro. Morirà a Sils-Maria nel 1984.

La rassegna coinvolge i quattro cineclub cantonali (Mendrisiotto, Bellinzona, Locarno e Lugano), i Dicasteri della cultura e della previdenza sociale del Comune di Chiasso e ha potuto beneficiare del prezioso riconoscimento di Pro Helvetia e della Praesens-Film di Zurigo. Attraverso una selezione di opere in gran parte restaurate, vuole presentare l’arte cinematografica di Lindtberg nel centesimo anniversario della sua nascita. Nell’anno di Expo.02 e in un periodo di forte crisi identitaria del nostro paese, la filmografia di Lindtberg, avendo anticipato tematiche che sono tutt’oggi al centro del dibattito sulla coscienza morale degli svizzeri, come il trattamento riservato ai profughi ebrei durante il nazismo, ci fornisce degli spunti di riflessione interessanti non solo su come eravamo, ma soprattutto su come avevamo creduto di essere.

Marco Galli,
Cineclub del Mendrisiotto