Circolo del cinema di Bellinzona


casella postale 1202

CH6500 Bellinzona

Powell & Pressburger

stravaganza e bellezza nel cinema inglese degli anni quaranta

gennaio - maRzo 2010

 

PEEPING TOM

L’occhio che uccide

Michael Powell, GB 1960


Sceneggiatura: Leo Marks; fotografia: Otto Heller; scenografia: Arthur Lawson; montaggio: Noreen Ackland; musica: Brian Easdale, Wally Stott; interpreti: Carl Boehm (Karl Böhm), Moira Shearer, Anna Massey, Maxine Audley, Brenda Bruce, Martin Miller, Nigel Davenport, Michael Powell, Columba Powell; produzione: Michael Powell per Theatre (MP).
35mm, colore, v.o. inglese st. f/t, 109’


Torturato in gioventù dal padre che lo usava come cavia per esperimenti sulle reazioni alla paura, il giovane cineoperatore Mark Lewis (Boehm) ammazza le ragazze che riprende, facendo in modo che le vittime si vedano allo specchio un attimo prima di morire.


Geniale saggio sul cinema come voyeurismo, pulsione necrofila e insieme scopofila (il bisogno morboso di contemplare), capace di legare indissolubilmente Eros e Thanatos, il film, scritto da Leo Marks, è chiaramente una metafora sull’arte della visione (come lo era stato La finestra sul cortile, ma qui molto più crudele e imbarazzante), che Powell dissemina di “allusioni generali specifiche al cinema, di stoccate malevole al perbenismo bigotto e, soprattutto, di riferimenti personali” (E. Martini): il protagonista veste la giacca marroncina e il montgomery che sono stati per anni la divisa di Powell; questi appare brevemente nella parte del padre del protagonista e affida a suo figlio Columba il ruolo di Mark bambino. Clamorosamente sottovalutato all’epoca della sua uscita (un critico britannico scrisse che si sarebbe dovuto “prenderlo con la paletta e buttarlo subito nella fogna più vicina”), sprizza in realtà intelligenza da ogni scena, oltre a rappresentare una sorta di punto di partenza per il thriller moderno, da Brian De Palma in poi.