L'Occhio delle donne, in collaborazione con il Circolo del Cinema di Bellinzona, il Circolo del Cinema di Locarno e il Cinema Lux di Massagno propone sette lungometraggi tra i più importanti
e significativi di questa instancabile e impegnata regista.
Mira Nair, regista indiana riconosciuta in occidente, tratta nei suoi film la socialità della vita: i matrimoni, le danze collettive, i segreti sinuosi e pericolosi, la maternità, la povertà e la speranza. Insomma, tutti quei fenomeni che esplodono in un'India arancione e che la tingono dello stesso colore delle ombre. Ma allo stesso tempo, ha iniettato un po' della sua terra anche nella nostra cinematografia, prendendo opere letterarie, smontandole alla ricerca di quell'essenza che le rende universali.
Splendida cinquantenne, nata il 15 ottobre 1957 a Bhubaneshwar (Orissa-India), terza figlia di un militare e di una assistente sociale, dopo aver frequentato la Irish Catholic School a Simla e l'Università di Nuova Delhi (entrando a far parte per tre anni di una compagnia teatrale che portava in strada opere tradizionali dei teatri indiani), si è trasferita negli Stati Uniti, laureandosi anche ad Harvard in Sociologia.
Insegnante alla Columbia University non nasconde una fortissima passione per il cinema che poi esploderà in maniera polivalente nei lavori di regista, sceneggiatrice, produttrice e attrice, in particolar
modo dopo essere entrata in contatto con la sceneggiatrice indiana Sooni Taraporevala, sua compagna di studi negli States.
Realizza quattro documentari: Jama Masjid Street Journal (1979), So Far from India (1983), India Cabaret (1985) e Children of a Desired Sex (1987). Nel 1988 decide di girare il suo primo lungometraggio, Salaam Bombay!. Sceneggiato dalla Taraporevala, la pellicola è nominata agli Oscar come miglior film straniero, vincendo, di conseguenza, anche un numero cospicuo di altri premi come la Caméra d'Or a Cannes. Mira Nair si rivela così all'attenzione del pubblico, nonché del mondo del cinema, con una pellicola drammatica che narra la vita solitaria di un bambino che vive per strada e si guadagna il salario quotidiano come “portatore”.
Entra come membro della giuria al Festival di Cannes del 1990 e, l'anno successivo, dirige Denzel Washington, affiancato da Sarita Choudhury, nella storia di una famiglia indiougandese (ispirata alla sua vita) dal titolo Mississippi Masala (firmato dall'amica Sooni Taraporevala). Il film si aggiudica l'Osella d'Oro a Venezia per il soggetto e la sceneggiatura, senza contare il Nastro d'Argento. Nel 1995 realizza il film The Perez Family. Nel 1996, esce sui grandi schermi Kama Sutra: A Tale of Love che racconta l'amicizia e la rivalità tra due coetanee. Nel 1998 adatta il romanzo di Abraham Verghese My Own Country, ma diventerà molto popolare con il film sul matrimonio Monsoon Wedding (2001), caotica pellicola mista fra rimpianti, problemi e segreti che vince il prestigioso Leone d'Oro al 58° Festival di Venezia, assegnatole da una giuria capitanata da Nanni Moretti.
Quello stesso anno recita accanto a Om Puri nella pellicola Bollywood Calling di Nagesh Kukunoor, poi ritorna sul grande schermo con la pellicola Hysterical Blindness (2002), che dà vita a un rapporto intenso e commovente tra madre e figlia. Presidentessa della Giuria del Festival di Berlino, partecipa alla pellicola 11.09.01, dirigendo uno degli undici cortometraggi da 11 minuti, 09 secondi e 01 decimo che la compongono. Accanto a lei Amos Gitai, Samira Makhmalbaf, Sean Penn, Ken Loach, Inarritu e Lelouch, insigniti del premio Unesco.
Nel 2003, dirige Vanity Fair, tratto dall'omonimo romanzo di Thackeray descrive una giovane donna di modeste origini la quale aspira a conquistare un posto nell'alta società dell' ottocento inglese. E' seguito da The Namesake (2006) che tratta di conflitti tra due culture, due generazioni, due concezioni della famiglia e prende spunto dal romanzo di Jhumpa Lahiri dal titolo omonimo, sceneggiato con la Taraporevala. Il suo ultimo film è Shantaram del 2008.
Proprietaria della casa di produzione Mirabai Films, la Nair è stata onorata con il “Pride of India” per il suo enorme contributo all'industria cinematografica.
Liberamente tratto da: www.mymovies.it
- Nonostante tutte le ricerche, per alcuni film non si sono trovati i detentori dei diritti. Le organizzatrici sono comunque pronte a soddisfare le pretese di Associazioni o persone legittimate a reclamarli.
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