novembre – dicembre 2018 |
Iran Jafar Panahi Iran 2018 Sceneggiatura: Jafar Panahi, Nader Saeivar; fotografia: Amin Jafari; montaggio: Mastaneh Mohajer, Panah Panahi; interpreti: Behnaz Jafari, Jafar Panahi, Marziyeh Rezaei, Maedeh Erteghaei, Narges Delaram…; produzione: Jafar Panahi per Jafar Panahi Film Productions. Colore, v.o. farsi, st. f, 100’ Palma per la miglior sceneggiatura, Cannes 2018 L’attrice Behnaz Jafari, nel ruolo di se stessa, riceve il video di una giovane attrice disperata che si impicca mentre il cellulare la riprende. Immagini vere o ingannevole messa in scena? Secondo Panahi potrebbero essere vere. Così i due, Panahi e la Jafar, si mettono in viaggio verso un paese vicino alla frontiera turca, in cerca di Marziyeh, forse suicida. Si mettono in cerca di una verità: e questo del cercare una verità, nel mondo, nel cinema, nell’immagine, è stato uno dei motivi portanti di tanto cinema iraniano. Il regista iraniano Jafar Panahi è da otto anni agli arresti domiciliari, più il divieto di girare film per vent’anni. Continua a lavorare con mezzi minimi. Qui, in Trois visages, sembra anzitutto dire che non può neppure pensare di girare un film suo. Può soltanto fare un film alla maniera di un suo maestro. Io sono chiuso in casa, non faccio un film mio, lo faccio come fosse un film sognato da un altro che non può più, neppure lui, girare film. Di un film di Abbas Kiarostami questo film del confinato Jafar Panahi ha tutte le movenze. Sembra la prosecuzione del percorso di Kiarostami, di cui Panahi è stato stretto collaboratore (…) È un Kiarostami degli anni belli: con l’Iran di colline e valli, di strade attorcigliate, villaggi sperduti, povere case, vicoli bui e Panahi che va in macchina come in macchina, nei suoi film, è andato spesso Kiarostami, morto nel 2016. (Bruno Fornara, in “Cineforum”, 575, giugno 2018) |
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