|
|
Regia: Leopold Lindtberg e Hermann Haller. Sceneggiatura: Richard Schweizer, Robert Feasi, dal racconto di Robert Faesi. Fotografia: Emil Berna. Montaggio: Käte Mey. Musica: Robert Blum. Scenografia: Robert Furrer. Costumi: Jürg Stockar (design), Hans Prüfer. Dir. Prod.: Dr. Heinrich Fueter. Prod.: Lazar Wechsler, Praesens-Film, Zürich. Consulenti militari: Cdt. Dr.Karl Schmid, Ltn. Dr. Heinrich Fueter, Adj Uof. E. Möckli. Durata: 116 min./3200 m. Visto di censura: F-1. Interpreti: Paul Hubschmid (Reinhold Wipf, fuciliere del 68. batt.), Heinrich Gretler (Leu), Robert Tröesch (Richard Meisterhans), Zarli Carigiet (Schätzli), Max Werner Lenz (Hungerbühler), Karl Meier (Gmur), Emil Hegetschweiler (coiffeur Wiederkehr), Fanny Kaegi (Sig.ra Wiederkehr), Elsie Attenhofer (Rosa Wiederkehr), Lisa della Casa (Vreneli), Ludwig Donath (fuggiasco), Alfred Rasser (notaio), Erwin Kalser (signor Godax).
In un piccolo borgo svizzero tedesco, il giovane Wipf, apprendista parrucchiere, non fa in tempo a fidanzarsi con la giovane Rosa che deve lasciare a causa della mobilitazione. Dopo una breve istruzione viene trasferito al confine con il 68. battaglione. La vita in servizio scorre tra esercizi militari, allarmi notturni e scherzi camerateschi fino a quando Wipf conosce una giovane paesana giurassiana. Ritornato per un congedo al paese natale, Wipf, esasperato dal clima meschino delle discussioni d'osteria, rompe il fidanzamento. Di nuovo in servizio, Wipf, durante una libera uscita flirta con Vreneli, che stava lavorando come cameriera nel bistrot, causando la gelosia di Meisterhans che lo sfida a duello. Intanto Rosa, con una visita improvvisa cerca la riconciliazione. Wipf è combattuto tra il sentimento per Rosa, la cittadina, e quello per Vreneli, la contadina. I mesi passano. Trasferito in Vallese sul confine italiano, Wipf assiste impotente alla morte di un fuggiasco ceco sfuggito ai bersaglieri. È la tragedia dell'Europa in guerra che irrompe
È il 1918. In una capanna sull'alpe, il morale è a terra per la lunga attesa e l'isolamento. Sarà Leu con il celebre discorso dell'Alpe ticinese pervaso da un patriottismo malinconico a risollevare il morale dei compagni che finiscono per intonare la canzone della Baresina.
L'anno dell'Esposizione nazionale del '39, il clima è di mobilitazione spirituale. Wechsler vuole fare un film su ciò che ci distingue dai nostri vicini al fine di provocare una presa di coscienza nazionale. Lo spunto gli sarà dato da una novella di successo di Faesi edita nel 1915 (a cui la sceneggiatura di Schweizer aggiungerà il celebre discorso di Gretler sull'Alpe). Per tener fede a questo scopo, il film sarà girato nelle varie parti della Svizzera, dando il senso di accerchiamento su tutto il confine, cosa invero storicamente falsa riguardo al 1914-1918. In questo senso, il film, quasi all'insaputa dei suoi creatori, si trasforma in un film sulla Seconda guerra mondiale (prima che questa di fatto si scateni!). Uscito l'8 settembre 1938 al cinema Urban di Zurigo, il film riscuote un successo immediato e fenomenale, battendo tutti i record d'incasso (450'000 entrate in tre mesi solo nella Svizzera tedesca, 18 settimane in cartellone a Zurigo, contro le 4-6 dei successi dell'epoca; il film è visto "da uno svizzero su tre" secondo la Praesens!). Il film è un successo personale anche per i suoi protagonisti: Hubschmied, si lascerà tentare dai contratti dell'UFA, la prestigiosa ditta controllata da Goebbels per poi emigrare a Hollywood; mentre Lisa della Casa ebbe una sontuosa carriera da soprano. Il film riunisce diversi celebri attori e tecnici riparatisi allo Schauspielhaus, come Ludwig Donath, uno dei pilastri dello Staatstheater di Berlino e poi attore di successo a Hollywood ("Anche i boia muoiono" di F. Lang, "Rommel, la volpe del deserto" di Hataway). Il film deve affrontare non poche difficoltà tecniche: senza binari, i travelling vennero effettuati dall'operatore Berna con una carrozzina; non potendo contare sull'appoggio dell'esercito, le comparse militari vennero interpretate da dei disoccupati svizzeri e italiani istruiti dal cmdt Schmid e dal tenente Fueter (futuro marito di Anne-Marie Blanc). Gli esegeti più recenti hanno rimproverato al film un'immagine troppo semplicistica e naïf della Svizzera, un realismo annacquato da buone dosi di populismo
eppure il film, confrontato ai film "militari" dell'epoca, si distingue per il non eroismo del suo protagonista, per la caratterizzazione acuta dei comprimari, per l'evocazione non senza mordente dell'ambiente piccolo-borghese, per la fotografia dai lampi inattesi, per il tocco felpato e sobrio del suo regista. Un film che ci dà un'immagine dello Svizzero in uniforme che corrisponde esattamente all'ideale elvetico del 1938! Per un primo film non è male.
|
|