3 settembre – 12 ottobre |
Iran 2008 Con Mahnaz Afshar, Pegah Ahangarani, Juliette Binoche, Golshifteh Farahani, Afsaneh Bayegan, Taraneh Alidoosti, Vishka Asayesh, Darya Ashoori, Leila Atami, Pantea Bahram, Hediyeh Tehrani, Niki Karimi. Colore, v.o. farsi, st. f, 92’ In un cinema si proietta un film tratto dal celebre poema Khosrow e Shirin di Nizami Ganjavi (1180). Nella storia (adattata da Farrideh Golbou e molto semplificata rispetto all’originale) il principe persiano Khosrow e lo scultore Fahrad si innamorano della principessa armena Shirin, che poi si suicida. Mentre sentiamo il sonoro del film, con dialoghi e musiche, noi vediamo solo i volti di 113 spettatrici, che mangiano caramelle, si scambiano sguardi, seguono con trasporto crescente la vicenda, fino a piangere calde lacrime nel finale. Kiarostami affronta una sfida teorica: fare un film sottraendo le immagini, ricostruire una vicenda invisibile dai volti di chi la sta vedendo. Il dispositivo era già stato usato da lui nel segmento Where Is My Romeo? di Chacun son cinéma – A ciascuno il suo cinema (dove alcune delle stesse spettatrici guardavano l’invisibile Romeo e Giulietta di Zeffirelli), e negli anni Duemila si è visto in varie videoinstallazioni (come On Otto di Tobias Rehberger, 2007, in cui noti attori sono ripresi seduti in una sala mentre vedono un film immaginario). In questo caso Kiarostami, rendendo poco decifrabile la vicenda, sembra proporre una riflessione sul ruolo delle donne nella società iraniana: nel cinema i rari uomini sono sullo sfondo e solo le spettatrici – tutte in chador – provano forti emozioni perché sanno cosa sono l’amore e l’ingiustizia (si vedano le parole finali di Shirin: “Voi ascoltate la mia storia e piangete, sorelle: ma versate queste lacrime per me, Shirin? O per la Shirin che si nasconde in ciascuna di voi? La Shirin che, finché viveva, non ebbe mai favori né attenzioni. Era sola e nessuno credeva alla sua solitudine… Solo morendo verrà ricordata”). Binoche è l’unica attrice non iraniana. Nella realtà il regista ha filmato le varie attrici separatamente nel salotto di casa (come mostra il documentario Taste of Shirin di Hamideh Razavi) e poi ne ha sincronizzato le immagini sulla colonna sonora e i dialoghi del film “immaginario”. (Scheda sul film tratta da Il Mereghetti. Dizionario dei film 2021, Milano, Baldini+Castoldi, 2020.) |
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