19 febbraio - 26 marzo 2024 |
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USA 1997 Regia, soggetto e sceneggiatura: Jim Jarmusch; fotografia: Jim Jarmusch; musica di Neil Young; suono: John Hausmann; produttore: L.A. Johnson. Interpreti: Neil Young and Crazy Horse. v.o. inglese; st. italiano; bianco e nero e colore; 106’ – documentario musicale Il documentario, frutto del duraturo rapporto di amicizia e di stima reciproca tra Jim Jarmusch e Neil Young, si concentra in particolare sul tour del 1996 negli Stati Uniti e in Europa del grande musicista canadese con i suoi Crazy Horse, integrando i momenti musicali con i più disparati materiali girati tra il 1976 e il 1986, attraversando stanze d’albergo, discussioni animate, letture della Bibbia in pullman che culminano in graffianti definizioni della fede – «Dio è come … mi fa pensare a quando ho piantato degli alberi, non sono cresciuti come volevo e li ho tagliati tutti», dice Neil – discorsi dal sapore assai jarmuschiano sulla possibilità di suonare o meno con i Beatles, l’insolito set naturale di un anfiteatro del primo secolo A.C. per un concerto francese – «un luogo antico, ideale per dei vecchi con della vecchia e sporca attrezzatura», ironizza uno dei chitarristi che accompagnavano occasionalmente Neil Young in concerto, suggerendo però la coerenza con l’attitudine ruvida e genuina costantemente richiamata da testi e musica che per oltre 30 anni vengono portati in scena da quella che al di là di ogni retorica si definisce una ´famiglia´: un corpo unico, che sul palco crea tanta energia da rendere singolare e riconoscibile il proprio suono anche quando non è tecnicamente perfetto. Year of the Horse, “l’anno del cavallo”, concetto che rappresenta, al di là dello zodiaco cinese, un’istanza di libertà e di apertura al mutamento, alterna bianco e nero a colore, lunghe fasi di concerto a brevi riprese dei lirici e grandi cieli americani, filmati d’epoca a interviste più recenti, realizzate in una stanza volutamente spoglia, arredata soltanto da una sedia, una lavatrice e una bombola di gas, riproducendo fedelmente anche nell’estetica l’approccio sporco e generoso che Neil Young ha sempre mantenuto nei confronti della musica e di una visione politica e sociale non condiscendente, in particolare con i Crazy Horse ma anche nel corso di una lunga carriera individuale in cui si è confrontato con ogni sorta di espressione, dal cantautorato blues al garage, dal folk rock alla psichedelia, dalla composizione di colonne sonore per il cinema (una lunga serie – tra cui le splendide atmosfere rarefatte e intense per Dead Man di Jarmusch) alle esperienze come attore, montatore, direttore della fotografia e regista (come in Greendale, film in super 8 che accompagna un concept album del 2003, riflessione su una comunità rurale e sulla difficoltà di mantenersi al riparo dalla corruzione e dal potere di una società schiacciante) ... (www.sentieriselvaggi.it) |
GIMME DANGER HALLELUJAH: LEONARD COHEN, A JOURNEY, A SONG JANIS LITTLE GIRL BLUE PINO DANIELE - IL TEMPO RESTERÀ RYUICHI SAKAMOTO: CODA YEAR OF THE HORSE ZAPPA Locandina PDF |
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