19 febbraio - 26 marzo 2024 |
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USA 2020 Regia, soggetto e sceneggiatura: Alex Winter; fotografia: Anghel Decca; musica di Frank Zappa, John Frizzell; montaggio: Mike Nichols; produttori: Ahmed Zappa, Alex Winter, John Frizzell. Interpreti: Frank Zappa e molti altri. v.o. inglese; st. italiano; bianco e nero e colore; 129’ – documentario musicale Documento difficile da realizzare vista la vastità dell’archivio. Con il materiale a disposizione poteva venir fuori un documentario anche di 8 ore. Il cineasta londinese ha avuto l’accesso illimitato al caveau personale di Frank Zappa dove sono conservati progetti incompiuti, registrazioni di concerti e interviste inedite, film. Emerge da qui un altro aspetto della ricchissima personalità del cantante, compositore e chitarrista statunitense: Zappa era ossessionato dalla sua immagine e aveva la necessità di documentare la maggior parte dei momenti della sua vita professionale e privata. (n.d.r. Zappa definiva il suo lavoro parlando di “conceptual continuity”). Il documentario comincia con una delle ultime apparizioni pubbliche del cantante a Praga nel 1989 quando la “Rivoluzione di velluto” libera la Cecoslovacchia dal dominio sovietico. Poi ripercorre alcuni dei momenti più importanti della sua vita mescolando i piani temporali: il rapporto con i genitori che non apprezzavano la musica, i primi successi con le Mothers of Invention con cui ha raggiunto la notorietà nel 1966 con l’album “Freak Out!”, il ferimento durante un’aggressione nel 1971 al Rainbow di Londra che lo ha costretto per nove mesi su una sedia a rotelle, la carriera da solista, la sua opposizione alla censura musicale. Zappa è l’assoluto protagonista del documentario ed è mostrato come se fosse ancora vivo. Emergono tutte le sue personalità, il talento, i lati oscuri («Ha sabotato molti dei suoi pezzi» ha affermato Alice Cooper), la vena polemica, l’isolamento, la generosità, la capacità di precorrere i tempi. Arricchito dalle testimonianze della moglie Gail e di molti dei suoi storici collaboratori musicali, tra cui Mike Keneally, Ian Underwood, Steve Vai, Pamela Des Barres, Bunk Gardner, David Harrington, Scott Thunes, Ruth Underwood e Ray White, Zappa mette in luce le influenze reciproche con i Beatles, lascia emergere anche una fisicità comica accanto a John Belushi, Bill Murray, Chevy Chase e Dan Aykroyd al Saturday Night Live da cui però è stato bandito perché non voleva adattarsi alle regole produttive del programma. In più, poco prima di morire, ha annunciato di volersi candidare alla Presidenza degli Stati Uniti in aperto contrasto con la politica di Ronald Reagan e George W. Bush (n.d.r. vedi l’album “Broadway the hard way”). C’è tutto e di più in Zappa, un documentario da vedere e che può costituire un solido punto di partenza per poi avventurarsi in un viaggio sterminato nella sua musica: 62 album pubblicati in vita, 67 postumi (n.d.r. fino a fine 2023), l’ammissione alla Rock and Roll of Fame nel 1995 (speach di Lou Reed) e il Premio Grammy alla carriera nel 1997. Da qui si può ripartire per approfondire l’opera di un genio. (elaborato partendo dal testo di www.sentieriselvaggi.it) |
GIMME DANGER HALLELUJAH: LEONARD COHEN, A JOURNEY, A SONG JANIS LITTLE GIRL BLUE PINO DANIELE - IL TEMPO RESTERÀ RYUICHI SAKAMOTO: CODA YEAR OF THE HORSE ZAPPA Locandina PDF |
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