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CineBabel Russia Per la prima volta quest'anno CineBabel vede la partecipazione dei quattro cineclub cantonali: ai Circoli del cinema di Bellinzona e di Locarno, che hanno curato le tre precedenti edizioni, si sono infatti aggiunti anche LuganoCinema93 e il Cineclub del Mendrisiotto. Come sempre la rassegna cinematografica intende introdurre al clima del Festival letterario e mantenerne l'eco per qualche settimana successiva. Attraverso 11 film, perlopiù recenti e inediti in Ticino, CineBabel si propone di dare un assaggio del panorama cinematografico russo, una realtà ben poco conosciuta dalle nostre parti. Se si pensa al cinema di quello sconfinato territorio, il primo pensiero va a quelli che sono ormai considerati dei grandi classici e hanno operato sull'onda della rivoluzione d'ottobre: Pudovkin, Ejzenstejn, Dovtchenko, Dziga Vertov, Boris Barnet… Poi, evidentemente, al genio di Tarkovskij, il cui Solaris, concepito come risposta a 2001: Odissea dello spazio di Stanley Kubrick, aprirà la rassegna a Bellinzona e a Locarno; o ancora ai fratelli Michalkov (Nikita e Andrei Kontchalovskij), al Pavel Lungin di Taxi Blues e a pochi altri. Oggi l'autore di culto è sicuramente Aleksandr Sokurov, che CineBabel omaggia con due splendidi film, Madre e figlio (1997) e L'arca russa (2002). Il resto è un pianeta sconosciuto alla maggior parte degli spettatori occidentali, che la rassegna cinematografica vuole invitare a scoprire, come corollario alle giornate di letteratura e traduzione. L'aggancio diretto con quest'ultime è dato dalla proiezione (unicamente a Bellinzona e in apertura del Festival) del documentario Siluro rosso di Mara Chiaretti, sulla vita straordinaria dello scrittore Rubén Gallego. Ma anche altri film rimandano alla letteratura: Solaris, come tutti sanno, è tratto dal romanzo omonimo del polacco Stanislaw Lem; l'inedito Izganie - The Banishment di Andrej Zvjagintsev da un racconto di William Saroyan; e il cortometraggio sperimentale Éphèbes et courtisanes di Oleg Tcherny è intriso di citazioni da testi della letteratura araba antica. Lo spirito multiforme e interdisciplinare di Babel è ben rappresentato sia nei due film di Sokurov (L'arca russa è un unico piano-sequenza ambientato all'interno dell'Ermitage di San Pietroburgo sfidando le imposizioni temporali, mentre Madre e figlio fonde mirabilmente immagini deformate ed echi di musica classica); sia in Kukushka di Aleksandr Rogoshkin, dove i tre personaggi parlano tre lingue diverse, il russo, il finlandese e il lappone, senza intendersi verbalmente ma trovando al di là degli equivoci un'intesa profonda che viene dai corpi e dalla natura; sia in Rusalka di Anna Melikian, moderna fiaba metropolitana che si rifà alla Sirenetta di Andersen. Michele Dell'Ambrogio, Circolo del cinema Bellinzona |
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