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DAS TESTAMENT DES DR. MABUSE IL TESTAMENTO DEL DOTTOR MABUSE, Germania 1933
Rinchiuso in manicomio, il dottor Mabuse (Klein-Rogge) ipnotizza il direttore dell'istituto (Beregi) e con il suo aiuto organizza dall'ospedale una banda di criminali. Quando un investigatore (Wernicke) viene a capo della faccenda, Mabuse muore, ma il direttore del manicomio prosegue i suoi crimini finché, scoperto, impazzisce. Un efficace poliziesco con evidenti connotazioni politiche: nel delirio d'onnipotenza di Mabuse si intravede la perversa ambizione di Hitler e gli slogan ripetuti dai criminali che lo sostengono sono esplicitamente nazisti. Per questo Goebbels proibì il film in Germania, mentre Hitler - ammiratore dei Nibelunghi - offrì a Lang la direzione artistica dell'Ufa (ma il regista emigrò in Francia la notte stessa della convocazione al ministero della Propaganda). Secondo capitolo della trilogia dedicata a Mabuse (dopo Il dottor Mabuse, 1922, e prima del Diabolico dottor Mabuse, 1960), dal punto di vista stilistico fonde il realismo dei dialoghi con soluzioni visive derivanti dal muto e dalle esperienze espressioniste (come il suggestivo uso delle sovrimpressioni per rappresentare l'inconscio malato del protagonista o la messinscena finale che prepara la sua ultima “apparizione fantasmatica”). Contemporaneamente a questa versione, Lang ne girò una francese con gli stessi interpreti e la stessa troupe. Dopo il divieto nazista, il film venne rimontato in Francia da Lothar Wolff con il materiale esportato clandestinamente dal produttore (quest'edizione è meno completa di quella originale di Lang). Alla sceneggiatura collaborò la compagna del regista, Thea von Harbou, all'epoca già iscritta al Partito nazista). Misi in bocca ai fantasmi dei criminali tutti gli slogan nazisti. Ne ricordo uno: “La fiducia del cittadino normale nei poteri che ha eletto dev'essere distrutta. E quando tutto sarà distrutto - su quel che rimarrà costruiremo il regno del crimine”. Che è esattamente quello che dicevano i nazisti. (Fritz Lang, 2) |
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